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Disturbi dell'umore associati a LES hanno eziologia multifattoriale e possono rispondere a terapie, specifiche e non, per il LES

I disturbi dell'umore sono una condizione di frequente riscontro nei pazienti affetti da lupus eritematoso sistemico (LES), rappresentando il secondo evento neuropsichiatrico più frequente associato alla malattia.

Questi disturbi, benchè abbiano un impatto negativo sulla qualità della vita legata allo stato di salute (HRQoL) nei pazienti affetti da LES, non sembrano, però, essere dovuti ad una risposta autoimmunitaria tipica del LES, perdono rilevanza clinica nel tempo per autorisolversi in qualche caso e potrebbero rispondere sia a terapie specifiche che non specifiche per il LES.

Sono questi alcuni dei risultati di uno studio multicentrico internazionale, condotto presso 32 centri specialistici di 11 paesi, di recente pubblicazione online sulla rivista Arthritis and Rheumatology, avente l'obiettivo di determinare frequenza, caratteristiche cliniche, associazione tra espressione di autoanticorpi e outcome (in termini di presenza di disturbi dell'umore) in pazienti con LES.

A tal scopo, sono stati studiati 1.827 pazienti con LES, reclutati nello studio tra il 1999 e il 2013, dislocati in Asia, Nord America, Messico, Europa continentale, Scandinavia e Medio Oriente. Di questi, la stragrande maggioranza era di sesso femminile (88,9%) mentre quasi un paziente su due era di etnia Caucasica (48,9%). I pazienti avevano un'età media di 35,1 anni, una durata media di malattia pari a 5,6 anni e sono stati seguiti per un follow-up medio di 4,7 anni.

I pazienti reclutati nello studio erano sottoposti annualmente a diagnosi di disturbo dell'umore sulla base dei criteri DSM-5. Nello specifico, veniva posta diagnosi di: 1) episodio depressivo maggiore; 2) disturbo dell'umore con tratti depressivi; 3) disturbo dell'umore con tratti maniacali o 4) disturbo dell'umore con tratti misti.

Gli eventi neuropsichiatrici erano attribuiti o meno a LES sulla base di criteri definiti in base a due differenti modelli di attribuzione.

Lo studio prevedeva la registrazione, per tutti i pazienti inclusi, di alcune variabili demografiche come l'età, il sesso, l'etnia di appartenenza, il livello di istruzione e l'anamnesi medica. Inoltre, sono state raccolte informazioni relative ad alcune variabili legate specificamente al lupus, come l'indice di attività di malattia SLEDAI-2K ( SLE Disease Activity Index 2000) e di danno d'organo SDI (SLICC/ACR damage index ) (SDI).

I due indici sopra menzionati hanno documentato che i pazienti reclutati, in media, presentavano un'attività globale di malattia moderata e un danno d'organo cumulativo irrilevante. I pazienti erano in trattamento per il lupus con corticosteroidi (70%), antimalarici (67,4%), agenti immunosoppressori (39,9%), acido acetilsalicilico (14,1%) e antidepressivi (10,1%).

Lo studio, inoltre, ha messo a confronto le variazioni del disturbo dell'umore dalla sua insorgenza alla fine del periodo di follow-up in base all'osservazione di un clinico riportata su scala Likert graduata da 1 (massima compromissione) a 7 (risoluzione del disturbo).

E' stato utilizzato, invece, il questionario SF-36 sullo stato di salute del paziente relativamente alle componenti mentale e fisica.

Inoltre, sono state effettuate misurazioni dei livelli di autoanticorpi per il lupus.

I risultati dello studio hanno documentato almeno un evento neuropsichiatrico nel 47,2% dei pazienti (n=863). Il 22,1% dei pazienti (n=404), inoltre, ha sperimentato più di 2 eventi neuropsichiatrici nel corso del follow-up.

In base ai 2 modelli sopra citati di attribuzione degli eventi neuropsichiatrici a LES, la percentuale di eventi attribuiti alla malattia oscillava tra il 17,8% e il 30,9%, mentre il numero di pazienti affetti da eventi neuropsichiatrici era compreso tra l'11,7% e il 18,8% a seconda del modello considerato.

I disturbi dell'umore sono stati il secondo evento neuropsichiatrico maggiormente frequente, con un 12,7% di pazienti che ha sperimentato il manifestarsi di 256 disturbi dell'umore. A fare la parte del leone sono stati i gli episodi depressivi maggiori (52,3%), seguiti dai disutrbi dell'umore con tratti depressivi (44,5%). Gli altri due disturbi dell'umore rimanenti, invece, hanno giustificato il manifestarsi di uno sparuto 0,03% di eventi.

L'incidenza cumulativa stimata dopo 10 anni per ciascun disturbo dell'umore e per ciascun disturbo dell'umore attribuito alla LES è stata pari, rispettivamente, al 17,7% (IC95%= 15,1%–20,2%) e al 7,9% (IC95% = 6,0%–9,9%).

Lo studio ha documentato un rischio maggiore di disturbi dell'umore un pazienti con eventi neuropsichiatrici concomitanti (P≤0.01) e, al contrario, un rischio minore in quelli di etnia Asiatica (P=0,01) e in trattamento con farmaci immunosoppressori (P=0,003). Il 72,4% dei pazienti con depressione ha fatto ricorso a farmaci antidepressivi, mentre il 49,2% dei disturbi dell'umore è scomparso nel 50,4% dei pazienti. In ogni caso, anche senza risoluzione completa, si è osservato un netto miglioramento della sintomatologia associata a questi disturbi.

Gli autori hanno osservato anche come i disturbi dell'umore fossero associati a più bassi punteggi SF-36 relativi alla componente mentale dello stato di salute dei pazienti ma non ai punteggi SLEDAI-2K, SDI, o ai livelli di autoanticorpi specifici per il lupus.

Ciò, in conclusione, enfatizza il carattere multifattoriale dell'eziologia dei disturbi dell'umore e suggerisce un ruolo anche per terapie non specifiche per il lupus.

Non solo: in ragione del rischio minore osservato di disturbi dell'umore in pazienti in trattamento con farmaci immunosoppressori, lo studio sembra suffragare anche l'impiego sia di terapie sintomatiche (es: antidepressivi) che di terapie specifiche per il lupus (es: farmaci immunosoppressori) nel trattamento del LES.

Nicola Casella
Hanley JG, et al "Mood disorders in systemic lupus erythematosus: Results from an international, inception cohort study" Arthritis Rheum 2015; DOI: 10.1002/art.39111.

18 Aprile 2015

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